11 anni, 3 miliardi spesi dalle aziende, 50 miliardi risparmiati in salute in 30 anni. Con il regolamento REACH l’industria chimica europea è più forte e competitiva.
Un articolo dell’Organizzazione non governativa svedese ChemSec fa il punto sui costi delle registrazioni REACH comparando i dati disponibili con le previsioni che erano state fatte bel 2003 da alcuni attori europei.
I costi a cui si fa riferimento sono riferiti solo alla registrazione REACH; si tratta quindi di un’approssimazione anche se si può supporre che la registrazione sia l’attività più onerosa per le aziende nel contesto REACH.
Cefic aveva inizialmente stimato un costo totale per l’industria, derivante dall’implementazione di REACH, fra i 20 e 30 miliardi di euro.
In base a uno studio commissionato dalla German Industry Confederation (BDI) alla società di consulenza Arthur D. Little, REACH avrebbe portato, nel peggiore dei casi, a una perdita di 2,35 milioni di posti lavoro solo in Germania, ad una diminuzione della produzione del 20% e una riduzione del valore aggiunto lordo pari al 6,4%.
L’Extended Impact Assessment eseguito dalla Commissione europea nel 2003 giungeva a conclusioni più moderate: 2,3 miliardi di euro come costo complessivo per l’industria chimica europea in un periodo di 11 anni (pari allo 0.04% delle vendite annuali di sostanze chimiche). I benefici calcolati dalla Commissione in termini di impatto sulla salute dell’uomo erano stati stimati a 50 miliardi in 30 anni.
Dati alla mano, a conclusione delle registrazioni REACH, il costo per l’industria in questi 11 anni è quantificabile in 3 miliardi.
Inoltre, se guardiamo alle vendite dell’industria chimica dell’UE durante questi stessi undici anni (2006-2017), il totale ammonta a 6,234 miliardi di euro (= 6,2 trilioni di euro). Confrontando questa cifra con i costi effettivi di REACH (3 miliardi di euro), possiamo calcolare che l’impatto del regolamento è pari allo 0,048% delle vendite totali, più o meno il valore previsto dalla Commissione nel 2003.
Oggi ci sono rapporti che affermano che l’industria chimica europea è più che mai in buona salute con i risultati delle singole aziende e le statistiche del settore che evidenziano buone performance. Le principali società chimiche europee hanno aumentato i loro ricavi di circa il 10% nel 2017 e aumentato i loro profitti medi rettificati del 27%. Nel complesso, il settore chimico europeo è cresciuto al doppio del tasso della sua controparte americana, secondo Handelsblatt Today.
Anche se potrebbe non esserci una connessione diretta tra l’attuazione del Regolamento REACH e il fatto che l’industria chimica europea sta funzionando bene è chiaro che gli scenari nefasti previsti da alcuni attori europei non si sono avverati.
Ciò che è accaduto e che sta accadendo è che, invece di orientare i propri sforzi verso la presentazione di argomentazioni finanziarie sul perché il regolamento REACH sia una cattiva idea, l’industria chimica europea sollecita ora la Commissione a “comunicare con più forza sui benefici e sul buon funzionamento del regolamento REACH”. Questo cambiamento nella comunicazione è davvero un cambiamento positivo.
Fonte: ChemSec
Pavia, 30 gennaio 2019.