
Per oltre 20 anni l’UE ha discusso su come proteggere i consumatori dagli interferenti endocrini. L’esposizione a interferenti endocrini è correlata a un’ampia gamma di malattie e disturbi che possono andare, ad esempio, dall’infertilità al cancro. A oggi i consumatori sono ancora esposti a tali sostanze attraverso il cibo o attraverso l’uso di prodotti di vario genere.
I test eseguiti in Europa su vari tipi di prodotti dimostrano quanto gli interferenti endocrini siano onnipresenti nella nostra vita quotidiana. Un involucro di carta per uso alimentare su tre su tre, testato dall’associazione francese UFC Que-Choisir conteneva alti livelli di sostanze chimiche fluorurate con sospetti effetti di interferenza endocrina. Un’altra associazione di categoria danese (Forbrugerrådet TÆNK Kemi) ha riscontrato la presenza di sospetti interferenti endocrini in 11 su 55 mascara sottoposti a test.
Secondo il Dr Pelle Moos, Safety and Health Policy Officer dell’Associazione europea dei consumatori (BEUC) la Commissione a guida Juncker ha fatto troppo poco rispetto al tema degli interferenti endocrini. Solo lo scorso la Commissione ha rilasciato la strategia per minimizzare l’esposizione a queste pericolose sostanze, senza però indicare in modo preciso come e quando attuare questa strategia.
Un sondaggio del 2017 ha rilevato che quattro europei su cinque sono preoccupati per le sostanze chimiche presenti nei prodotti di uso quotidiano. Pertanto, sempre secondo, Pelle Moos, per l’UE l’interferenza endocrina dovrebbe essere un argomento prioritario e il BEUC suggerisce le seguenti tre azioni.
Innanzitutto, regolare le sostanze che conosciamo come interferenti endocrini (EDC) e quelle che sospettiamo essere interferenti endocrini. Le leggi dell’UE in materia di cosmetici e giocattoli vietano l’uso di sostanze cancerogene note o sospette – per raggiungere un livello elevato di protezione dei consumatori, l’UE dovrebbe trattare gli EDC allo stesso modo.
In secondo luogo, implementare questo approccio per tutti i prodotti di consumo, compresi quelli non coperti da una legislazione UE armonizzata, come prodotti per l’infanzia o abbigliamento. Gli stessi standard e controlli dovrebbero ovviamente applicarsi sia alle merci prodotte dall’UE che a quelle importate.
In terzo luogo, ridurre le esposizioni cumulative. Sulla base del principio di precauzione, l’UE dovrebbe affrontare gli EDC in tutti i settori: se una sostanza chimica è identificata come problematica nei giocattoli, è anche un problema nei prodotti per l’infanzia e dovrebbe essere regolata di conseguenza. Ciò contribuirebbe a ridurre le esposizioni cumulative e garantire un’azione rapida di fronte all’incertezza scientifica.
Per approfondire: newsletter ECHA.
Pavia, 21 febbraio 2019.