Mi ha sempre affascinato la legge dello sforzo alla rovescia.
La chiamo a volte ‘legge d’inversione’.
Se cerchi di stare a galla, vai a fondo; se invece cerchi di immergerti, galleggi.
Se trattieni il respiro, lo perdi — il che mi richiama subito alla mente un detto antico e molto trascurato: “Chi vuol salvarsi l’anima la perde”.
– ALAN W. WATTS, La saggezza del dubbio, 1951.
La nostra cultura è ossessionata dalla ricerca della felicità, per raggiungere la quale basterebbe, secondo la maggior parte dei manuali di self-help, pensare positivo, allontanando dalla mente gli spettri della tristezza e dell’insuccesso. Tuttavia, ben pochi dei numerosi vantaggi della vita sembrano in grado di migliorare il nostro umore: la ricchezza – per chi ce l’ha – non è necessariamente sinonimo di felicità; amore, famiglia e lavoro sono spesso fonte di gioia ma anche di una notevole quantità di stress; non riusciamo nemmeno a metterci d’accordo sul significato della parola felicità.
Siamo dunque condannati a una ricerca infruttuosa? Oppure la affrontiamo nel modo sbagliato? E se fosse il nostro sforzo costante di essere felici a renderci così frustrati?
Secondo Oliver Burkeman, giornalista inglese ironico e irriverente, sono proprio i nostri continui tentativi di eliminare tutto quanto è negativo – l’incertezza, il fallimento, la malinconia – a farci sentire così insicuri, ansiosi, infelici. Al contrario, accettare l’insuccesso e aprire il nostro orizzonte all’idea della morte può aiutarci a stare bene e, soprattutto, a capire cosa intendiamo per felicità.
In queste pagine affascinanti, Burkeman ci presenta un insolito gruppo di persone – psicologi sperimentali e buddisti, esperti di terrorismo, maestri spirituali, consulenti aziendali, filosofi – che condividono un’unica e sorprendente prospettiva sulla vita: il «pensiero positivo» e l’ottimismo incrollabile non sono la soluzione, ma una parte del problema, ed esiste una «via negativa» alla felicità e al successo che comporta l’accettazione del fallimento, del pessimismo, del rischio e dell’insicurezza. Insomma, di ciò che passiamo la vita a cercare di evitare.
Provocatorio, controintuitivo e stimolante, La legge del contrario è un inno al potere del pensiero negativo.
Oliver Burkeman è un giornalista del «Guardian» e autore della popolare rubrica settimanale «This column will change your life», pubblicata in Italia dalla rivista «Internazionale».
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La capacità negativa è l’abilità che metti in campo quando ti dedichi a un progetto – o alla tua vita – in assenza di obiettivi specifici, quando hai il coraggio di riflettere sui tuoi insuccessi, quando rinunci a neutralizzare l’insicurezza e quando lasci perdere le tecniche motivazionali per darti da fare sul serio. Certo, puoi decidere di votarti allo stoicismo (…). Oppure potrai avere un’esperienza alla Eckhart Tolle, di quelle che ti ribaltano la vita. Ma puoi anche trattare queste idee come cassette portautensili dalle quali estrarre gli attrezzi che ti servono. Ognuno di noi può diventare moderatamente stoico, un po’ più buddista o praticare il memento mori con più frequenza: a differenza di tanti metodi di self help che pretendono di essere manuali di vita onnicomprensivi, la via negativa alla felicità non è un pacchetto “tutto o niente”.
Pavia, 27 luglio 2018.